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La prima saldatrice me la regalò mio padre, avevo 16 anni,  di quelle vecchie ad avvolgimento, non esisteva la tecnologia a inverter. Mi ricordo che la portammo a casa con un vespone 150, ero piuttosto forte, quindi riuscii a tenerla sotto braccio, appoggiata alla coscia.

Ci costruii una scala in acciaio e mogano massello nella casa dell’università, carrelli vari e tanto altro, qualche notte con gli occhi che bruciano, poi impari la lezione e ti proteggi bene.

Nel frattempo sono diventato un medico degli animali e mi sono innamorato della chirurgia e delle ossa da aggiustare.

Poi ho fatto i primi tavoli del centro veterinario Gregorio vii in acciaio verniciato. Sono morti in pochi anni mangiati dalla ruggine, a mie spese ho imparato che in un ambiente sanitario veterinario, tra disinfettanti e pipi di cane resiste solo l’inox.

Mi diplomo all’ECVS European College of Veterinary Surgery e la pratica delle osteosintesi mi fa maturare il cervello. La buona conoscenza della meccanica e delle forze che rendono una struttura stabile è imprescindibile.

Ho ripreso a saldare a elettrodo per fare due cose, un recinto per i nostri cani, purtroppo non tutti vanno d’accordo con i gatti quindi li teniamo separati, e una separazione per la stufa a legna norvegese in modo che Enea, nostro figlio piccolo, non si bruci.

Non sono venuti male, ma il terribile pressapochismo con cui li ho realizzati mi lasciava insoddisfatto. Ho deciso di fare un corso di quelli veri. Per qualche mese sono andato a saldare insieme ai fabbri, omoni burberi che del lavorare con il ferro fanno la loro vita. Poi ho preso un patentino superando un esame.

Nasce il desiderio di lavorare con l’inox, l’alluminio, il titanio diventa necessario imparare a saldare a TIG (tungsten inert gas) una tecnica molto pulita e precisa che permette di lavorare anche con spessori piccoli e fare lavori di fino.

Partono cinque tavoli per l’ospedale Gregorio VII, le panche per la sala d’aspetto (foto) i serventi chirurgici e tutto quello che serve e salta in mente. Tutto diventa realizzabile, la mente gira: staffe per mensole potentissime ancorate coi tasselli chimici, un tavolo per il suocero che fa banchetti con innumerevoli parenti in campagna all’aperto.

Arrivano i primi ordini dei colleghi, la cara Franchina di Mestre, lo scultore Enzo mi propone di realizzare una sua opera in alluminio, lui disegna e io taglio e saldo.